I PRODOTTI


  LA LENTICCHIA DI S. STEFANO DI SESSANIO

L'Azienda coltiva il biotipo locale noto sotto il nome di "Lenticchia di S. Stefano di Sessanio" (Lens culinaris medicus biotipo "S. Stefano di Sessanio") appartenente alla sottospecie botanica "microsperma". Questo ecotipo ha semi con le seguenti caratteristiche:

  • dimensioni: diametro di 3-5 mm (mediamente 4 mm);
  • forma: globoso-appiattita, lenticolare;
  • peso di 1.000 semi: dai 22 ai 30 grammi;
  • altezza della pianta: 15-30 cm.;
  • colore dei semi: violaceo o marrone-violaceo.

Caratteristiche naturali dell'ambiente
L'ambiente di produzione è di montagna, alle pendici del Gran Sasso, su terreni vallecoli situati tra 1.000 e 1.600 metri s.l.m.
La coltivazione avviene ad altitudine superiore ai 1.200 metri s.l.m. dove gli attacchi di tonchio (Bruchus ervi e Callosobruchus chinensis) sono meno frequenti per la temperatura più sfavorevole allo sviluppo del patogeno.

Esigenze pedo-climatiche
Si preferiscono suoli di medio impasto, calcarei, anche con scheletro affiorante.
La "Lenticchia di S. Stefano di Sessanio" si adatta poco a terreni di alta fertilità, scarsamente drenati ed umidi.
Le condizioni climatiche sono quelle tipiche degli ambienti microtermi, con inverno lungo e rigido, primavera con frequenti gelate tardive ed estate corta e piovosa.
La "Lenticchia di S. Stefano di Sessanio" ha una temperatura minima di germinazione di 3-4°C, ha una ottima resistenza al freddo, teme le gelate tardive, specie al momento della fioritura. Ha una scarsa tolleranza alle alte temperature e alla siccità.

Avvicendamento colturale
Allo scopo di ottenere i migliori risultati produttivi e qualitativi, la coltivazione della "Lenticchia di S. Stefano di Sessanio" è inserita in una rotazione tradizionale: triennale o sessennale che prevede: maggese-cereale (grano, orzo, segale, farro, ecc.)-lenticchia.
Nel caso di rotazione sessennale il maggese a volte è sostituito da foraggere (lupinella) per tre anni.

Epoca di semina
La semina viene eseguita tra la III decade di marzo e la I di aprile, ma può essere ritardata considerando l'andamento climatico stagionale in corso.
Nei terreni ad elevata altitudine, dove le temperature sono più rigide, la semina è ritardata fino alla III decade di aprile e la I di maggio.


Preparazione del terreno

Si preferisce l'impiego di tecniche che evitano o limitano il rovesciamento dello strato attivo di suolo e la distruzione della sua struttura glomerulare.
In ogni caso l'aratura non supera la profondità di 25 cm. ed è eseguita in estate-autunno per lasciare che il terreno sia sottoposto all'azione strutturante degli agenti atmosferici del periodo autunno-invernale.

Semina
E' effettuta a spaglio per limitare lo sviluppo delle infestanti, a mano per evitare sprechi di seme.
La quantità di seme normalmente impiegata è di 150-170 Kg/Ha.
Una pratica utilizzata è quella della consociazione lenticchia-orzo aggiungendo 45-50 Kg/Ha di orzo primaverile, la cui funzione è quella di sostenere la pianta al momento della falciatura e limitare le perdite alla raccolta.


Concimazione

Per tradizione la lenticchia è stata sempre coltivata con concime organico. Evitiamo dunque l'uso di elevate dosi di fertilizzanti in quanto la coltura può andare incontro ad un facile rigoglio vegetativo, con conseguenti danni (aumento della sensibilità al freddo, minor produzione granella, ecc.).



Difesa antiparassitaria

Per la concia della semente e per gli attacchi fungini, batterici, di insetti, ecc. si utilizzano solo i prodotti ammessi dal Reg. CEE 2092/91.
Si adottano tutte quelle tecniche che mantengono ed esaltano la resistenza naturale agli agenti avversi e tutte quelle tecniche agronomiche, biologiche, biotecniche, genetiche, meccaniche atte a sfavorire lo sviluppo degli attacchi parassitari.
Per quanto attiene la lotta chimica, oltre ad attenersi scrupolosamente ai tempi di carenza indicati sulle confezioni degli antiparassitari, si utilizzano solo quei prodotti che:

  • riescono a mantenere il patogeno al di sotto della soglia di tolleranza;
  • sono meno pericolosi per l'operatore;
  • non lasciano residui sul prodotto e sono più rispettosi dell'ambiente.


Raccolta

Tradizionalmente la raccolta si effettua in tre fasi:
  1. falciatura delle piante quando cominciano ad essiccare e disposizione in cumuli;
  2. essiccazione dei cumuli;
  3. trebbiatura dei cumuli;
Con tale procedura si cercano di minimizzare le perdite di prodotto in campo.


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AnimPio