Posta da Tommaso Costo tra le "Terre d'Abruzzo Ultra", se ne ebbero le prime testimonianze scritte nel 1313 allorquando furono fatti gli estimi delle rendite di S. Maria di Picenza. Le sue origini si fanno risalire all’epoca pre-romana ; alcune centinaia di metri più a valle passava la Romana Via Claudia Nova e il Tratturo che conduceva a Foggia. Il paese faceva parte di un più vasto insediamento fortificato che aveva quali perni Monte Manicola e Colle del Cerchio i quali, con il prospiciente Colle di Ocre, formavano una barriera a qualsiasi intrusione nella parte orientale della conca Aquilana.
L’insieme di Manicola, Cerchio, Picenza, S. Gregorio e Pescomaggiore era denominato Pagus Frenetes.
Numerose testimonianze archeologiche sono state rinvenute su Colle del Cerchio e Monte Manicola dove tuttora sono visibili resti di antichi tolos (costruzioni in pietra aggettanti a falsa cupola alla cui sommità si trova un’apertura circolare, per la fuoriuscita del fumo). Sul luogo sono stati ritrovati innumerevoli proiettili di piombo, monete ed altri oggetti che testimoniano due eventi clamorosi : il primo datato 302 a.C. in cui avveniva la prima conquista Romana del territorio Vestino ed il secondo nell’89 a.C., in cui era in atto la Guerra Sociale scatenata dagli Italici contro Roma. Peccato che questa zona stia per essere devastata dalla costruzione di una discarica comprensoriale.
Questi insediamenti si rafforzano quando le grandi città romane della zona, come Forcona, Peltuinum, ecc., vennero a scomparire a causa delle cambiate attività sociali politiche ed economiche, dando origine a tutta una serie di ville, campus o locus.
Con la venuta dei Saraceni (891 d.C.) le ville si fortificarono dando origine al fenomeno dell’incastellamento. Picenze fu uno dei paesi fondatori dell’Aquila, il suo Castello, nel giugno del 1423, dopo alcuni giorni di resistenza fu conquistato con il Poggio, con le ville ed i luoghi circostanti, dalle truppe braccesche che diedero il guasto ai campi, bruciando molte biade, tagliando le vigne e facendo preda del bestiame.
Nel 1488 il Cardinale Francesco PICCOLOMINI fu il legato di S. Maria di Picenza. Gli anni che seguirono fecero registrare numerosi scontri con le popolazioni circostanti per il controllo delle sorgenti e dei pascoli. Nel 1522 il Capitano dell’Aquila fu chiamato a sentenziare contro Pescomaggiore per il controllo della Fonte Pidocchiosa.
Con l’infeudazione dei castelli del 1529, Picenza venne assegnato al Capitano spagnolo Andres Bernaz. Nel 1601 il Barone Pompeo Bernali cedette tutti i territori con annessi e connessi ad Andrea D’Aldona di Napoli per seimila ducati. Numerose vicende giudiziarie seguirono questo negozio, ma nel 1622 tutto si placa con il subentrare della signoria dei Jannesi.
Cominciano così i predomini di alcune Famiglie che grazie ai loro vasti possedimenti terrieri e alle loro greggi riescono a costruire imponenti dimore e a sostenere l’intera economia paesana. Sono di questo periodo le confraternite denominate Cappellanee : fondatore di quella che interessa Picenze fu Bartolomeo FATTORE, Abate di S. Angelo.
Nel XVIII secolo, con la diffusione delle idee della rivoluzione francese, si viene a rompere questo equilibrio che indebolito da un forte aumento demografico porterà il popolo alla fame ed all’emigrazione. Il paese, con la sua economia agro-pastorale, aveva il suo punto di forza nella fiera che si teneva l’11 novembre, giorno di S. Martino, quando tutti mostravano i propri capi migliori e le tessiture più belle.
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